The Prague Post - Farinetti, 'diamo valore al caffè, uno dei simboli dell'Italia'

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Farinetti, 'diamo valore al caffè, uno dei simboli dell'Italia'
Farinetti, 'diamo valore al caffè, uno dei simboli dell'Italia'

Farinetti, 'diamo valore al caffè, uno dei simboli dell'Italia'

Confronto alla Kimbo con Mario Rubino. Qualità, ma sos prezzi

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"Il barista fa il cuoco del caffè". Con un'espressione immaginifica Oscar Farinetti, scrittore e imprenditore di successo, spiega a suo modo come quello della 'tazzina' non sia solo un rituale di convivialità e cultura, ma anche l'espressione di un mondo complesso, fatto di diverse tappe e procedure di lavorazione spesso non semplici. E dice anche che occorre cambiare la 'narrazione' sul caffè al quale "va dato il giusto valore per mantenere alta la qualità: non è possibile che una tazzina costi un euro, un euro e 20, una bibita costa molto di più mentre ora i costi del caffè crudo sono aumentati e di molto". L'occasione gli è data da un invito rivoltogli da Mario Rubino, presidente della Kimbo spa. E così nello stabilimento dell'azienda di torrefazione a Melito, alle porte di Napoli, è nato un confronto di idee e proposte fra due imprenditori visionari che hanno analizzato un comparto che rappresenta uno dei simboli di Napoli ma anche dell'Italia nel mondo, l' 'espresso', un'eccellenza made in Italy. Al centro dello scambio di idee, fra utopie e duro richiamo alla realtà, nel Training Center dell'azienda e durante la visita allo stabilimento (con il direttore Francesco Cavallo e la quality manager Maria Cristina Tricarico), la necessità di cambiare pagina per raccontare il caffè. Che vuole dire? "Vuol dire lavorare per far percepire al cliente il valore del prodotto, legarlo a 'storie'" ha detto il fondatore di Eataly. "Così come è stato fatto col vino si dovrebbe fare allo stesso modo per l'olio extravergine di oliva e per il caffè, prodotti per i quali spesso non si è disposti a pagare il giusto prezzo". E quello dei prezzi, e del rapporto con la necessità di mantenere alti standard qualitativi, è stato un tema centrale affrontato sia da Rubino che da Farinetti. "Siamo in un contesto complicato - ha sottolineato il presidente di Kimbo - con una domanda mondiale in crescita e una produzione più o meno costante, con tensioni geopolitiche, problemi logistici, speculazioni e, soprattutto, con un prezzo della materia prima in salita del 300 per cento negli ultimi due anni e con un costo del pacchetto macinato raddoppiato". Di qui la necessità, secondo Mario Rubino, di fare ogni sforzo per limitare i costi limitando anche i profitti: "A noi interessa soprattutto il valore sociale della nostra attività". Un aspetto al quale Rubino, medico urologo per anni impegnato nel Pronto Soccorso del Cardarelli prima di dedicarsi all'azienda di famiglia, tiene molto: "Abbiamo sperimentato diversi progetti come 'Fatto a Scampia' e 'Chicco di Speranza'; penso che occorra aprirsi sempre di più al territorio e noi lo stiano facendo anche in collaborazione con l'Istituto penitenziario di Secondigliano, a due passi da noi". Impegno nel sociale, ma confronto con i costi. Farinetti racconta che la sua esperienza di lavoro nasce proprio nel settore del caffè: "Il mio papà, ex partigiano ed idealista con uno sguardo all'Europa, lanciò nel 1967 il marchio 'Unieuro' e da allora ho capito che occorre sempre guardare alla qualità, cosa che mi ha ispirato anche nell'esperienza di Eataly. Ma il caffè oggi ha il prezzo e il valore che merita? Secondo me, no. Dovrebbe costare almeno 2,50. Proprio qui a Napoli ci sono le condizioni giuste per agganciare il 'valore' del prodotto ai 'valori immortali', alla convivialità, alle storie. Come dimenticare, inoltre, la 'lezione' di Eduardo in 'Questi Fantasmi'? E poi quello che fa Rubino ha costi anche maggiori per la particolare tostatura scura". Valore, costi, qualità: Rubino - a capo di 270 dipendenti, fatturato di 210 milioni, caffè importato da venti Paesi con export in 80 Stati - fa due conti: "Mi auguro che il costo all'origine scenda affinché il consumatore non paghi cifre elevate, ma devo dire che oggi diventa sempre più complicato. E probabilmente la tazzina si dovrebbe vendere almeno a un euro e 70. In ogni caso noi continuiamo la sfida ma vogliamo che il consumatore capisca quello che sta bevendo".

A.Novak--TPP