The Prague Post - Agenas, crescono sanitari ma mancano infermieri e specialisti

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Agenas, crescono sanitari ma mancano infermieri e specialisti
Agenas, crescono sanitari ma mancano infermieri e specialisti

Agenas, crescono sanitari ma mancano infermieri e specialisti

Nel 2023 20 mila operatori in più rispetto al 2022

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Nel 2023 anno il personale dipendente del servizio sanitario nazionale è cresciuto di circa 20 mila unità rispetto all'anno precedente, passando da 681.852 a 701.170 unità con una crescita di quasi il 3%. Ciononostante, restano forti carenze soprattutto nella disponibilità di infermieri e di alcuni specialisti. C'è preoccupazione, inoltre, per il futuro quando un numero cospicuo di professionisti uscirà dal mercato del lavoro senza un ricambio sufficiente. Sono i trend che emergono dal rapporto "Il personale del Servizio Sanitario Nazionale" realizzato dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas). Il rapporto mostra come, dopo un brusco calo del personale sanitario che ha portato alla perdita di circa 30 mila unità tra il 2014 e il 2019, dalla pandemia il numero di professionisti ha ripreso a crescere e nel 2023 si contavano 51.647 mila operatori in più rispetto al 2019. Questi cambiamenti non hanno influito in maniera significativa sul profilo delle professioni sanitarie. L'Italia presenta un numero di medici per 1.000 abitanti superiore alla media europea (5,35 contro 4,07), a fronte di un numero di infermieri al di sotto della media (6,86 per mille contro 8,26). Sul fronte dei medici, la preoccupazione risiede soprattutto in "alcune specializzazioni di elevata utilità sociale (per es. Medicina Emergenza Urgenza, Anestesia e Rianimazione, Radioterapia, Microbiologia e Virologia)", si legge nel rapporto. In queste specialità la carenza attuale rischia di protrarsi a causa del "numero elevato di borse non assegnate". Diverso il caso degli infermieri: da qui al 2035, saranno circa 78 mila quelli che raggiungeranno l'età pensionabile. Molti di loro rischiano di non essere sostituiti. "Da qualche anno, nonostante l'incremento del numero di posti a bando" dalle università, "si nota una progressiva riduzione delle domande", prosegue il documento. Se il trend sarà confermato non è possibile "assicurare che l'attuale offerta formativa sia sufficiente a neutralizzare l'effetto della gobba pensionistica", conclude.

X.Kadlec--TPP