Esperti, uso psicofarmaci tra under17 minore di altri Paesi Ue
Vicari (B. Gesù) e Masi (S. Maris): "In aumento, garantire cure"
Non un segnale di allarme, ma uno stimolo alla riflessione e alla responsabilità condivisa. Il commento, rispetto ai dati Aifa sull'aumento degli psicofarmaci in età evolutiva, arriva da Stefano Vicari e Gabriele Masi, coordinatori della Rete che riunisce i primari dei reparti di emergenza psichiatrica per l'età evolutiva (0-18 anni). Il recente Rapporto OsMed realizzato dall'Agenzia italiana del farmaco segnala che la prevalenza nell'uso di psicofarmaci sotto i 17 anni è più che raddoppiata rispetto al 2020, passando dallo 0,26% allo 0,57%. "Può sembrare allarmante, ma il dato va contestualizzato - affermano - Si tratta di un aumento, ma i livelli restano molto più bassi rispetto ad altri Paesi europei a noi vicini". Vicari e Masi, rispettivamente responsabile di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza del Bambino Gesù e responsabile di Psichiatria e psicofarmacologia dell'Irccs Fondazione Stella Maris, invitano a una "lettura attenta e articolata" del dato. "In Francia le percentuali sono circa tre volte superiori, e in Spagna ancora più alte - per non parlare dei Paesi nord-europei". Da un lato, evidenziano, "serve prudenza, affinché ogni prescrizione sia frutto di un'attenta valutazione e di un monitoraggio continuo; dall'altro, non possiamo ignorare che molti bambini e adolescenti con disturbi psichici in Italia non ricevono ancora un aiuto adeguato". In Italia "solo 1 bambino o adolescente sui 15-20 che presentano disturbi riceve una terapia farmacologica. È la percentuale più bassa tra i Paesi europei a noi più simili". Altro punto chiave è che il picco si rileva tra i 12 e i 17 anni, cioè soprattutto negli adolescenti. "È in questa età - spiegano - che emergono le forme più complesse e severe di disagio psichico, che spesso richiedono, accanto alla psicoterapia e al sostegno familiare e sociale, anche un intervento farmacologico mirato, che può favorire gli altri interventi". I coordinatori concludono evidenziando che "la vera sfida non è solo limitare l'uso dei farmaci, ma garantire che chi ne ha davvero bisogno possa accedere a cure appropriate, integrate e tempestive. Parlare di salute mentale nei più giovani significa promuovere una cultura dell'ascolto, della competenza e della cura, perché il benessere psicologico dei ragazzi è - e deve restare - una responsabilità di tutti".
E.Cerny--TPP