The Prague Post - Ari Aster, l'individualismo ci fa scontrare, l'America è fragile

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Ari Aster, l'individualismo ci fa scontrare, l'America è fragile
Ari Aster, l'individualismo ci fa scontrare, l'America è fragile

Ari Aster, l'individualismo ci fa scontrare, l'America è fragile

Il regista alla Festa di Roma con 'Eddington' in sala da domani

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(di Francesco Gallo) "L'individualismo ci fa diffidare del resto del mondo e non ci permette di comunicare tra noi e per questo iniziamo a scontrarci. Per quanto riguarda il mio Paese gli Stati Uniti ho la sensazione che stiamo vivendo il crollo di un sistema più fragile di quanto avessi immaginato. Non so dove andremo a finire". Così oggi Ari Aster, alla 20esima edizione della Festa del Cinema di Roma con 'Eddington', nelle sale da domani con I Wonder Pictures in collaborazione con Wise Pictures. Nel suo film la provincia americana più grottesca possibile, un po' alla Coen, tra suprematismo bianco, armi, Black Lives Matter, sette religiose, 'No justice no peace', droni, sniper e gli immancabili smartphone con i quali ognuno filma l'altro, il tutto messo poi nel volano esistenziale del Covid-19. "Gli smartphone sono ormai delle armi, lo sono nel film come nelle nostre vite. Sono armi usate gli uni contro gli altri e, al tempo stesso, contro noi stessi". Oggi gli Stati Uniti "li vedo come un esperimento molto delicato. Ho la sensazione che stiamo vivendo il crollo di un sistema che era più vulnerabile di quanto avessi immaginato. Non so dove andremo a finire". Il film ci porta nel maggio del 2020, in piena pandemia nella cittadina di Eddington, Nuovo Messico, ai confini di una riserva Pueblo tra le proteste per la morte di George Floyd e la campagna elettorale per le presidenziali di novembre. Qui monta una lotta fino all'ultimo sangue tra il grossolano sceriffo Cross (Joaquin Phoenix) e il sindaco García (Pedro Pascal). Motivo? Cross, suprematista nell'animo e nei modi, intollerante della mascherina protettiva, decide a un certo punto, anche per l'antipatia che prova per l'ispanico García, di candidarsi nel segno di tutti i suoi sani valori radical-repubblicani. Ad affiancarlo, almeno inizialmente, la bella moglie Luisa Cross (Emma Stone) che per hobby costruisce delle bambole semi-horror, ma tra proteste di ogni tipo dei pochi abitanti, barboni senza maschera che cercano di forzare bar, poliziotti troppo neri per non essere accusati appena serve, assalti di Black Matter e colpi bassi da campagna elettorale (Cross a un certo punto accusa García di avergli stuprato la moglie) il film scivola in un finale iper violento, splatter, dove le idee dell'aspirante sindaco diventano - in questo western-horror-thriller contemporaneo prodotto dalla mitica A24 - azione, armi e sangue.

C.Zeman--TPP