

Daniel Day-Lewis torna in Anemone, diretto dal figlio
Anteprima a New York, "grato di tornare al lavoro che amo"
(di Gina Di Meo) Dopo quasi otto anni, Daniel Day-Lewis ha interrotto il 'digiuno' da film ed è tornato a recitare grazie al figlio Ronan, regista di 'Anemone'. Il film è stato presentato in anteprima mondiale alla 63/a edizione del New York Film Festival. Sarà al cinema dal 3 ottobre distribuito da Focus Features in Usa e a livello internazionale da Universal Pictures con data da definirsi. "Sono grato per aver ritrovato l'appetito per questo lavoro - ha detto l'attore britannico tre volte premio Oscar dopo la proiezione stampa -, grato di essere tornato al lavoro che amo". Anemone è un dramma psicologico che esplora il profondo legame tra padri, fratelli e figli. L'anemone, il cui nome significa vento, è un fiore simbolicamente legato all'effimero, alla fragilità e alla bellezza fugace, ma rappresenta anche speranza, nuovi inizi, attesa e affetto. Ronan, al suo debutto da regista, ha scritto la sceneggiatura con il padre, che interpreta anche il ruolo del protagonista, Ray Stoker. Sean Bean è Jem Stoker, Samantha Morton è Nessa Stoker e Samuel Bottomley è Brian Stoker. L'ultimo film di Day-Lewis risale al 2017 con 'Il filo nascosto (Phantom Thread)'. A proposito di quello che è stato definito un ritiro dalle scene, l'attore ha sottolineato che ci sono stati momenti in cui si è preso pause da lavoro ma non avrebbe mai pensato di essere 'accusato' di essere andato in pensione. "La parola pensione non mi è mai passata per testa - ha detto - ci sono state volte in cui mi sono fermato per fare altro, nel caso di quest'ultima volta, ero un po' giù di morale. Forse mi sono reso ridicolo al pensiero che avrei smesso di lavorare e ancora di più tornando. Ma non potevo negarmi la possibilità di lavorare con Ronan solo per orgoglio". Ha anche aggiunto che non è fatto per l'aspetto della popolarità, ed è come un paradosso perché si cerca attenzione ma allo stesso tempo bisogna rendersi conto che non è una cosa che si può semplicemente spegnere. Per quanto riguarda il tema del film, Ronan ha detto che ha sempre voluto scrivere qualcosa sulla fratellanza e anche qualcosa che gli avrebbe dato la possibilità di lavorare con il padre. L'argomento fratellanza li ha accomunati. "Ho due fratelli - ha spiegato - e la bellezza e la tragedia sono due aspetti della fratellanza, mi attrae il fatto che si passa dall'amore alla rabbia in pochi secondi. Sia io che mio padre eravamo interessati al senso del silenzio e di come tra fratelli ci possa essere una comunicazione telepatica e di come diversi tipi di silenzio possono esistere tra di loro". Ronan ha inoltre detto di essere grato ai genitori, (la madre è la regista Rebecca Miller) perché sin da piccolo lo hanno esposto ai film e tra quelli che hanno lasciato il segno in lui c'è 'Rocco e i suoi fratelli' (film del 1960 diretto da Luchino Visconti).
Z.Pavlik--TPP